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dell'anno 840, perchè nell' 825 per la prima volta Ludovico Pio autenticò diplomi insieme con Lotario suo figlio colla formula in plurale, che in diplomi originali prima dell' 840 non si trova mai

Così parve al Grauert intraveder quasi con certezza che il falso documento non potè esser composto prima dell'800 e non in Roma, perchè suo fine immediato era di legalizzare il fondamento e l'origine dell'impero franco, tanto legittimo a questa guisa quanto quello d'Oriente; dacchè se in questo si continuavano i successori di Costantino, nell'occidentale, per la concessione da Costantino stesso fatta a papa Silvestro e a' suoi successori in perpetuo, consacrati ed unti dai pontefici di Roma, si succedevano gl'imperatori franchi.

Ora non è chi non vede come a tali risultati si giunga solo quando la cura de' particolari la vince sulla complessa e generale considerazione del documento. Credere che il Constitutum Constantini sia nato d'un sol pezzo, porti l'impronta d'un solo tempo, rappresenti l'interesse d'un solo momento storico, il programma della politica ecclesiastica d'una sola occasione, sarebbe addirittura un disconoscere i fatti. Supporre che un falsario, rabberciando formule, sia riescito a destare opinioni, a determinare pretensioni non consentite, a legittimare diritti oppugnabili o non credibili altrimenti che per la pergamena che li dimostra, sarebbe illusione da seminario. La donazione di Costantino può rassomigliarsi ad una roccia, che ci discopre ora tutti i suoi giacimenti, pieni di fossili, testimoni d'età differenti, le quali è ben arduo ridurre a computo certo. La donazione di Costantino è forse un testimonio di più dell'illusa coscienza umana, la quale spesse volte è sospinta dall' intrecciarsi, dal confluire delle leggende molteplici, raccolte e poste a frutto dalle caste più oculate. Da un primo nucleo di presupposti, si stacca spesso un ordine lungo e metamorfico di dottrine, di cui chi gitta il seme non prevede l'ultimo svolgimento. Fatto è che da quel primo nucleo si sviluppano non di rado corollari inattesi, ma logici; non preveduti, ma dipendenti; che quel primo nucleo riman sempre alle viste delle generazioni che si succedono e che si allontanan da lui, riguardandolo come punto fisso. In quello si rimane intenti, da quello si ripeton diritti, che per un certo intervallo nessuno contrasta, che paiono indubitabili, naturali, inoffensivi. E per tanto di quel nucleo primo non si ricerca la sostanza, perchè in quello à fondamento la coscienza pubblica, nè finchè questa perdura intatta, quello si discute, nè può esser discusso. Poi la cosa muta. Quando il pubblico consentimento vien meno, allora si ricerca il titolo, si ricorre alla carta, se ne vogliono ponde rare i termini, determinarne la portata, esaminarne l'autenticità. E se lo scritto non si trova perchè non ci fu, si crede che dovette esserci, che andò perduto o distrutto nella distruzione più prossima o più capace ad essere oggetto dell'ipotesi o dell'affermazione. Raccapezzare le tracce di quello scritto ovunque ne rimangano, pare opera naturale ed anche onesta. La disonestà viene accanto a questa illusione, ma vien larvata, colla scusa pronta e il fin di bene sottinteso.

<< Plures donationes in sacro nostro scrinio Lateranense reconditas << habemus », scriveva Adriano I a Carlo Magno nel 778 (Monum. Carol. ed. Jaffé, p. 200) e Gregorio Magno a Recaredo nel MANSI Conc. X, 203: « chartophylacum... Iustiniani principis tempore ita <<< surripiente subito flamma incensum est, ut omnino ex eius tempo<< ribus pene nulla charta remaneret ». Che meraviglia dunque se la donazione di Costantino non vi si trovò quando vi fu cercata? che non sia sembrato delitto il reintegrarla? e fino a che punto non ebbero a procedere le << reintegrazioni », quando le false decretali ebbero il coraggio di accamparsi?

Per tanto a noi sembra, senza sottoscrivere a tutte le opinioni espresse dal Friedrich, che il criterio storico da cui egli si spicca sia il più purgato, cioè che il Constitutum Constantini vada distinto in parecchie parti, opera di differenti periodi, che nella scuola del patriarchio Lateranense ne vada cercata l'origine; che verosimilmente la parte che concerne la confessione sia sorta tra il pontificato d'Onorio I e di Martino I sopra un pseudo-credo cognito in Roma circa l'anno 500; che la parte che risguarda la precedenza del Laterano sul Vaticano debba essere anteriore all'anno 653; che le controversie teologiche ed ecclesiastiche, come quelle dei trinitari e monoteleti dei lateranensi e vaticanisti; che le lotte politiche, come quelle della « Roma << nova » contro la « vetus », della «< respublica Romanorum », che associava i due apostoli Pietro e Paolo, e di quella che si concentrò solo in S. Pietro; che tutte le successive pretensioni della politica clericale si rispecchino in questa donazione famigerata, la quale potrà probabilmente essere interpretata in servigio della storia in modo non dissimile da quello, con che il Renan si giovò già anche dell'Apocalissi.

O. T.

NOTIZIE

Nei Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, serie II, vol XXII, fasc. Ix, il M. E. Antonio Ceriani dà notizia di un codice dell'Ambrosiana segnato 1, 2, sup., che oltre il codice Vaticano, su cui fu condotta l'ultima edizione del von Sickel, contiene il Diurnus Romanorum pontificum. Il ms. proviene da Bobbio. Nel catalogo dei mss. di questo monastero pubblicato dal Muratori (Antiq. It. III, col. 822) viene indicato come Diurnum sancti Gregorii liber. Nell' inventario del 1461 della biblioteca di Bobbio pubblicato dal Peyron (p. 16): come Copia quedam litterarum apostolicarum et privilegiorum sive gratiarum. Il codice acquistato nel 1606 dall'Ambrosiana, fu registrato negl'inventari e cataloghi della biblioteca stessa col titolo: Litterarum apostolicarum et privilegiorum formulae. Il Montfaucon nella sua Bibliotheca bibliothecarum mss. (I, 519) lo indicò come Literarum apostolicarum, privilegiorum et formular. diurnus Rom. Ben osserva il Ceriani che il Montfaucor. colse dirittamente nel segno, così designandolo, in seguito all'edizione del Diurnus fatta dal Garnier sul codice di Clermont. Ma difficilmente, stando alle notizie che dà il Ceriani medesimo, si potrebbe credere d'aver a fare con un ms. che rappresenti in qualche modo il Claromontano scomparso, se il codice Ambrosiano à più del Claromontano le formole XIX, XX e XXI del ms. Vaticano; se spesso « sta col Vaticano contro quel di Cler<< mont ». Sarebbe desiderabile, poichè il Ceriani si prepara a fare una nuova edizione dal codice bobiense, che l'Istituto Storico Italiano iniziasse con così degno volume la serie delle Formulae nelle sue Fonti per la storia d'Italia.

Il telegrafo à recato la triste notizia della morte di Guglielmo von Giesebrecht. È una nuova e dura perdita che soffrono la scienza e la Germania. Nato a Berlino il 5 marzo 1814, insegnò all'università di Königsberg e a Monaco. Le sue opere principali sono: la

Storia dell' impero romano-germanico (Gesch. der Deutschen Kaiserzeit), gli Annali dell'impero tedesco a' tempi di Ottone II (Iahrbücher des deutschen Reichs unter Otto II), e una magistrale memoria intorno ad Arnaldo da Brescia. Il nostro Archivio si pregiò di una lettera di lui sopra il poema recentemente scoperto da Ernesto Monaci intorno all' imperatore Federico I (vol. III, 49 e segg.) e la nostra Società sin dal 1879 l'ebbe a socio corrispondente. Fu segretario della Commissione storica presso la R. Accademia delle scienze di Baviera.

È uscito in luce nella serie della Bibliothèque des écoles françaises d'Athènes et de Rome il primo fascicolo del Liber censuum di Cencio Savelli, camerario della Chiesa romana. L'edizione, curata dal Fabre, ridonda di annotazioni dottissime. Ne sarà tenuto proposito.

Per opera di Alfonso Huber è stata pubblicata la prima appendice ai Regesta imperii del Böhmer. Contiene i regesti sotto l'imperatore Carlo IV (1334-1378).

Nella Collection de textes pour servir à l'étude et à l'enseignement de l'histoire, Giuliano Havet à pubblicato in questo anno le lettere di Gerberto (983-997) precedute dalla vita di lui finchè divenne papa Silvestro II, e da un'accurata introduzione in cui si ragiona dei mss. per cui le sue lettere ci pervennero e si fa ragguaglio delle precedenti edizioni di esse.

Il Neues Archiv (vol. XV) dedica particolare attenzione al contenuto del vol. XI dell' Archivio della Società romana di storia patria, e segnatamente alla Storia esterna del Diurnus di I. Giorgi (p. 219, n. 41), alle Epistole di Cola di Rienzo del Gabrielli (p. 221, n. 46) e alla relazione sul Codex diplomaticus Urbis che la nostra Società prepara (p. 226, n. 68).

Una edizione inglese dei Mirabilia urbis Romae è stata pubblicata da Fr. Morgan Nichols col titolo The marvels of Rome | or | a picture of the golden city, London, Ellis and Elvey, Rome, Spithoever, 1889. Il libro à note del traduttore e riproduzioni d'illustrazioni già cognite.

Dopo l'Istituto Austriaco di studi storici fu istituita nell'anno decorso in Roma anche una stazione storica per fatto del Governo prussiano. Il suo statuto fu pubblicato nel Centralblatt für die gesammt Unterrichtsverwaltung in Preussen colla data dei 9 aprile 1888. Scopo

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