DELLA CAMPAGNA ROMANA NEL MEDIO EVO (Continuazione vedi pag. 174). Nei documenti, che mi servono di guida per la illustrazione del successivo tratto suburbano della via, trovansi ripetuti alcuni nomi dei fondi già descritti. Io mi guarderò dal ripeterli senza una giusta ragione; quale sarebbe per esempio la descrizione dei confini, od altra di simil valore. Incomincio questa seconda parte delle vie Cornelia ed Aurelia col nome di un sito assai celebrato nelle memorie sacre di Roma, cioè con Selva Candida, attorno al quale si aggruppano numerosi altri nomi di fondi, della cui conservazione siamo debitori alla rinomanza del primo. Sulle otto miglia ci siamo or ora imbattuti nel colle, che porta il nome, Rufina; ed in questo luogo appunto una chiesa moderna ricorda la esistenza di una celebre antica dedicata alle ss. Rufina e Seconda (1). Il fondo una volta contiguo alla chiesa non corrisponde all' odierno piccolissimo di 16 rubbia; ma era invece assai vasto, anzi un aggregato di molti, che non è facile collocare al respettivo posto. La distanza di 8, 9, 10 ed anche 12 miglia da Roma, assegnata nei documenti, è da calcolarsi con vaga approssimazione. L'analisi delle tradizioni sacre e dei privilegi di cotesto luogo, che fu nel primo medio evo sede episcopale suburbicaria, non entra nei limiti del mio lavoro; e però ne lascio a scrittore erudito di questo ramo di storia la compiuta trattazione. Soltanto affine di provare ai lettori, che sono meno versati in siffatte (1) NIBBY Analisi III p. 41. cose, la verità di quanto ho detto sulla celebrità del sito, riferisco alcune testimonianze di autorevoli scrittori. « In questo luogo (selva già di Plautilla) cominciò S. Giu« lio papa a edificare una chiesa in honor di s. Ruffina e « Seconda, la quale fu poi finita da s. Damaso, che li suc« cedette nel Pontificato, doppo Liberio; come gli atti an« tichi manoscritti da esso Damaso, in questo modo dichia« rano (1). E questa chiesa acquistò tanta dignità da' sudetti « martiri, e sepolture de' Santi, che fu fatta Sede Episco« pale; come si vede dagli atti dei Concilii antichi, ne' quali « si trova spesso nominato episcopus silvae candidae et san« ctae Rufinae. E fù uno dei Vescovati dei Cardinali, al « quale era data la sopr' intendenza, e giurisditione della « Basilica di s. Pietro; di che nei Registri Vaticani vi sono « molte Bolle; in alcune delle quali si fà particolar men<< tione di questa chiesa di s. Ruffina e Seconda nel detto « fondo chiamato Buxo; come in uno di Papa Giovanni XIX, << data l'anno terzo del suo Pontificato, diretta a Pietro Ve<< scovo di Selva Candida, nella quale tra l'altre cose, che « se li concedono, si dice: Item concedimus et confirmamus « vobis fundum in integrum qui vocatur Buxus, in quo etc. « Ed in un'altra di Vittore II, data l'anno III. Indiz. 10. « inserita in un' altra bolla di Gregorio IX (anno IX) si dice « concedimus et confirmamus tibi et per te atque propter te « in perpetuum Reverendae Ecclesiae Sanctarum Virginum « et Martyrum Rufinae ac Secundae, quae nominatur Sylva « Candida, in fundo, qui vocatur Bussus, quicquid auri, ar« genti, pallii seu cerae, vel quarumcumque rerum omnino « iactatum vel positum fuerit, vel oblatum in toto Altari maiori « Sancti Petri sive in eius venerabili confessione etc. » (2) Il GRIMALDI a proposito di questo medesimo santuario notava: « in silva Candida non longe a Bucceia erat ecclesia (1) Quivi il Bosio aggiunge il testo in discorso. (2) Bosto op. cit. p. 117. « sanctae Rufinae » (1). Osservino i lettori il non longe, che a rigor di distanza del fondo Buccea moderno dei Cesarini, equivale a 4 miglia, ove si tenga per certo che la moderna chiesa di s. Rufina sorga sul sito preciso della basilica antica. Il libro pontificale inoltre registra parecchie munificenze dei Papi verso questa chiesa, e per ultime quelle di Leone IV, (2) perché verso l'anno goo la chiesa rovinò, forse in causa di devastazione od incendio da parte dei Saracini, che in quel tempo invasero la campagna romana. La chiesa fu risarcita per ordine del papa Sergio III, come apparisce dalla sua bolla indirizzata al vescovo di Selvacandida Ildebrando (3) Più tardi ebbe luogo la traslazione dei corpi delle due martiri, la quale contribui alla diminuzione della frequenza alla basilica, come accadeva in altri centri di culto nel suburbano. Gli sforzi di Sergio III riguardarono anche la riparazione delle case e delle parrocchie contenute nel vastissimo latifondo, come rileviamo dalla frase della bolla suddetta et plebes atque casalia quae pene absque agricolis et habitatoribus esse noscuntur. Ciò serve a persuaderci essersi colà fondata se non una domusculta nello stretto senso della parola, un villaggio alquanto popoloso. Prima di seguire le vicende (1) GRIMALDI de canonicis s. Petri card. IV. 120 Cf. VIGNOLI in Lib. pontificali I p. 376. (2) Lib. pont. in Leone IV c. LXVI. (3) Questa bolla fu ad istanza del vescovo Portuense riprodotta da Gregorio IX. La sua data, segnata dall' UGHELLI al 910, fu dal MARINI restituita nel 906 cf. Papiri p. 32. Del resto dalla citata bolla si trae con certezza che la ehiesa fu guastata dai Saracini. Sembra che non fosse questo il primo danno arrecato dai barbari alla chiesa stessa secondo quanto afferma il NIBBY (Analisi 1. cit.). Nei documenti peraltro da lui allegati ciò non si trova indicato (lett. XXX e XXXII di Giovanni VIII nel LABBÈ Concili ed. Coleti XI p. 25-27) leggendovisi soltanto sanctorum quoque basilicas et altaria destruxerunt et populum..... in circuitu deleverunt. Che anzi, considerando dal punto di vista topografico il testo delle lettere, se ne deduce che le irruzioni barbariche degli Agareni riuscirono micidiali al territorio più o meno bagnato dall' Aniene. e le tracce di questo villaggio finisco di accennare la storia religiosa del sito, col rammentare essere state le reliquie in discorso portate nel Laterano, ove presso la basilica fu edificato un oratorio per custodirle (1). A quella chiesa debbonsi riferire le parole di Giovanni XIX a Pietro vescovo di Selvacandida: concedimus et confirmamus vobis in perpetuum ecclesiam ss. Rufinae et Secundae sitam Romae iuxta palatium nostrum cum omnibus ad eam pertinentibus (2). Finalmente lo squallore e la desolazione del sito nel XII secolo giunse a tale, che Calisto II dichiarò unite le due sedi di Porto e s. Rufina quod ex frequenti barbarorum procursu incolae antiquas suas sedes deseruissent etc. (3) Al certo l'abbandono dovette essere decisivo dacchè siffatta umiliazione, dal lato gerarchico, toccava alla sede, ch' era per dignità la seconda delle suburbicarie. Riassunte così rapidamente le memorie sacre di così ragguardevole punto del suburbano, vengo alle indagini topografiche per determinarlo colla maggior possibile precisione. Il nome di Buccea, corruzione di Buxus evidentissima non solo nella parola, ma nella trasformazione della stessa in documenti successivi (Bucce, Buccege, Bucceia) si potrebbe credere antico quanto quello di sylva, ch' ebbe pure cotesto sito, come tanti altri dell' agro romano antico. Il luogo buxus fu certamente una parte dell'ampia selva, in discorso, che i divoti dissero chiamata prima nigra e poi candida dopo il martirio soffertovi dalle cristiane sorelle (4). Nella bolla di Benedetto IX a Pietro vesc. di Silva Candida leggo, tra i fondi al medesimo concessi, più volte il Buxum, Buxetum (1) GRIMALDI presso VIGNOLI Lib. pont. I p. 376 afferma che tal chiesa stava presso il battistero al cui portico odierno corrisponde. La traslazione avvenne sotto il pontificato di Eugenio III. (2) UGHELLI I p. 93. MARINI P. 73. JAFFÈ p. 357. Benedetto IX vi aggiunse il cellarium et lardarium, di cui ho sopra fatto cenno cf. MARINI P. 83. (3) UGHELLI. I p. 117. (4) NERINI op. cit. 175 in nota. Archivio della Società romana di Storia patria. Vol. III. 20 e Boscus e Castagnetum contenuti nella gran selva, ovvero contigui alla medesima, a quella sancti Petri, all' altra sylva ballaria, a parti più o meno insomma spettanti a Selva Candida (1). I nomi e i confini dei fondi componenti la terra e diocesi di Selva Candida sono nella massima parte registrati in diplomi pontificii, dei quali l' uno serve a rettificare l'altro in alcune particolarità. L'uno è di Giovanni XIX l' altro di Benedetto IX tutti e due diretti al vescovo Pietro (2). Gli altri diplomi pontificii concernenti la medesima diocesi non forniscono lume pei terreni della via Aurelia, ma soltanto per quelli della Portuense. Dalla nota di questi fondi rileveranno i lettori la immensa estensione del territorio, che da breve distanza da Roma giunge fino al decimoquarto miglio, e che in larghezza giunge a toccare quello della via Cassia e quello della Portuense in modo da generar confusione topografica, che peraltro mi sforzerò di evitare. Ne rileveranno la esistenza di un castellum, di numerose plebes, di abitanti di condizione anche cospicua, sulla permanenza dei quali darò altre notizie tratte da documenti di età posteriore. I cultori di topografia storica, dai quali può essere seguito con qualche attenzione questo arido e faticoso lavoro quantunque appena abbozzato, percorso che avranno la nota delle terre spettanti a questa contrada, si troveranno innanzi qualche difficoltà. Imperocchè l'elenco persuade non solo della grandezza del sito, ossia del gruppo dei poderi che ap (1) UGHELLI I p. 100 sg. MARINI p. 87. Si noti come apparisce gradatamente derivato dalla voce latina buxum la voce volgare bosco piuttosto che dal tedesco, siccome parve al MURATORI nella sua Dissert. n.o XXXII. Indi parimenti derivano Busso, Bussi, Busseto, Bussolengo ed altri nomi di comuni italiani. Il Busseto dell' Emilia è infatti chiamato buxetum nel libro pontificale (in Greg. II c. XVIII). ΙΙ ΒΥΞΙΤΥΛΑ della lapide spesso ricordata di s. Erasmo, è una prova dell'uso di questo vocabolo rustico nel suburbano, al secolo VIII. (2) II NERINI porge alcune notizie intorno a questo dignitario, a p. 175. Il testo delle due bolle è nel MARINI. |