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Chi voglia por mente a quali vicende soggiacquero questo convento e questa chiesa prima e dopo la soppressione dell'Ordine, ed anche dopo la ripristinazione, a quali trasmutamenti e passaggi d'un oratorio in un altro andarono soggette queste confraternite, e come fossero state guaste e sformate dal 1783 fino ai dì nostri, vorrà persuadersi della difficoltà di trovare un filo in quel laberinto. Noi possiamo assicurare di aver visitato più volte e per molte ore il sotterraneo fra le tenebre, il legname accatastato e la melma lasciatavi dall'ultima piena, di avere interrogato i libri antichi, i prioristi, la memoria dei vecchi religiosi e secolari, ma di esserci sempre trovati confusi in un viluppo di notizie e di ricordi disparati, confusi, discordi fra loro. Ne giovi questa protesta perchè ci siano indulgenti i nostri concittadini se cademmo involontariamente in qualche inesattezza.

Siccome poi noi facciamo la storia della chiesa e del convento di Santa Croce e non di tutte le confraternite secolari di Firenze, ci è dato sperare che niuno possa pretendere da noi le notizie di quelle confraternite che, rivissute dopo la soppressione, si ragunarono in altri luoghi.

Chiude per noi questa narrazione un Motuproprio del granduca Pietro Leopoldo dei 21 marzo 1785, col quale volle soppresse e abolite compagnie, congreghe, congregazioni, confraternite e terz' ordini, e senza spendere oziose parole a comentare i motivi che mossero il savio principe a prender questo provvedimento, crediamo opportuno riportar fedelmente il proemio di quel Motuproprio.

<<< Il primo istituto di tali società, per quanto buono fosse nella loro fondazione, trovasi come ogni altra umana istituzione dopo molto tempo indebolito e corrotto, onde invece di adunanze di edificazione, di carità fraterna e di servizio alle cure, sono spesse volte di scandolo per le dissenzioni e le liti, per l'attacco all'interesse, per i maneggi nella collazione delle cariche, limosine e doti, per la indipendenza dai curati, e molte volte per l'animosità e picche contro di loro, per la vanità, gara e superfluità nelle spese inutili e di lusso, per la improprietà dei pranzi, specialmente in campagna, e per la indecenza con cui molte delle loro chiese sono uffiziate.

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<< Per tali motivi comandiamo che in tutto il granducato cessino d'esistere >>.

Gli amministratori de' patrimoni ecclesiastici dovettero far prendere immediatamente possesso delle chiese, case, libri, arredi sacri, effetti e fondi delle compagnie; le case, i fondi e i beni dovettero vendersi o allivellarsi, e del denaro fu formata una cassa detta della Carità. Così dovea farsi delle chiese, se non credute utili dai vescovi alle cure. Gli arredi sacri furono distribuiti alle chiese curate delle diocesi più bisognose.

Si conservò la collazione dei sussidj caritatevoli e dotali, per ripartirsi ai popoli delle diverse parrocchie.

Sole nove compagnie rimasero, e niuna in Santa Croce; e queste nove perchè il granduca cedette alle replicate e pressanti premure che gli furono fatte dall' arcivescovo di Firenze per la sussistenza di alcune che esso credè necessarie, utili e vantaggiose alla

edificazione del popolo e al comodo che prestavano per la frequenza dei sacramenti.

Anche di queste però i fondi e le entrate s' incorporarono nel patrimonio ecclesiastico di Firenze, a carico del quale rimanevano i pagamenti e le spese loro necessarie.

I sotterranei di Santa Croce rimasero deserti, muti! Le cappelle spogliate dei loro arredi, sguarnite di porte, serbarono squallide vestigia della loro prima esistenza! le armi gentilizie schierate in lungo ordine sulle pareti di quei tristi corridoi attestarono sole della antica grandezza d'un popolo cui pochi altri potrebbero uguagliarsi nella storia dei mezzi tempi.

Più tardi sotterranei e compagnie ridotte ad uso profano (1), servirono ad uso di magazzini da legname e di officina a diversi artefici Sic transiit gloria mundi!

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Siamo lieti però di poter ora annunziare che, mercè le sollecitudini degli attuali operai e lo zelo dei buoni religiosi, sarà restituito al culto sacro tutto il sotterraneo, per quanto in tutta la sua lunghezza si distende la testata superiore, poichè con benigna partecipazione dei 31 gennaio 1845, il granduca Leopoldo II s'è compiaciuto approvar la domanda fattagliene dagli operai e dai religiosi.

Le antiche memorie, le armi gentilizie che ricordano tante illustri famiglie fiorentine non saranno rimosse, anzi potranno più agevolmente esser vedute

(1) Troviamo ricordo che gli oratorj nei sotterranei e nei chiostri che erano appartenuti alle confraternite, furono tutti profanati nei giorni 21 e 22 dicembre 1785. Monte Comune Cod. 170.

e studiate non senza pro dagli studiosi della storia patria. Qui verranno ad ispirarsi gli archeologi ed i blasonisti, e vi troveranno di che sodisfare alla vanità di moltissimi che, in difetto di meriti propri, vanno oggi a cercar vecchi tronchi fra le nebbie dei secoli, v'innestano i loro poveri rami, e ne menano quel vanto che menava la cornacchia ornata delle penne altrui.

Ai Bonaparte, e precipuamente alla contessa Giulia di Survilliers, colla stessa partecipazione sovrana dei 31 gennaio, fu data facoltà di fondare un sepolcreto pei defunti della famiglia in una porzione del ridetto sotterraneo, e precisamente in quell'area sottoposta alla gradinata dell' altar maggiore. Nè sarà nuovo questo loco di quiete per la illustre famiglia, imperciocchè dimostrammo già come da remoto tempo i Bonaparte avessero tomba gentilizia in questo magnifico tempio, presso i sepolcri delle famiglie più celebrate per amor patrio, per ingegno per valor militare, per grandi sventure. Ma i Bonaparte del secolo XIX, non hanno d'uopo di chieder glorie al secolo XIII o XIV.

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