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LA

SCALATA DEL QUIRINALE

(6 LUGLIO 1809) (1)

I uno dei fatti più memorabili dell' impero napoleonico veniamo a pubblicare oggi un documento

caratteristico, che illustra la storia locale romana. Il fatto è la scalata data al palazzo del Quirinale, la quale andò a finire colla cattura di Pio VII per ordine di Napoleone I; il documento è l'elenco di tutti coloro che tentarono quell' impresa, e facilitarono al generale Radet, cui era stato dato l'ordine d'arresto del cardinale Pacca, e, in caso di resistenza, anche del pontefice, l'attuazione non facile dei voleri sovrani.

In quei giorni che precedettero l'arresto di Pio VII, era in Roma, di fresco venuto di Firenze, il segretario diciannovenne della « Consulta organizzatrice » di quella Roma che allora allora era stata riunita all' impero: il conte

(1) Riproduciamo tre tavole del principio del secolo, dovute al famoso disegnatore PINELLI, e tratte dalla nostra Collezione napoleonica. È quel medesimo Bartolomeo Pinelli del quale fa menzione il CHATEAUBRIAND ne' Mémoires d'outre-tombe, IV, 517, lì dove parla della sua ambasceria in Roma (1828-1829): « Pinelli, entre deux «< ivresses, m'a promis douze scènes de danses, de jeux et de vo«<leurs... >>.

Cesare Balbo. Egli era sul punto di commettere « la sola « colpa» (son parole sue) « di cui io creda avere a do«<lermi nella mia vita pubblica » (1). Infatti, il giovane piemontese ci appare in quei giorni, egli in mezzo ai prefetti ed a' generali del potente imperatore, come il famoso vaso di terracotta manzoniano, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. (Il coraggio, poi, gli andò crescendo usandolo, come dice egli stesso nella l'ita). Quando giunse in Roma

.....

Pio VII v'era ancora; anzi non era spogliato tuttavia. Il proclama della Consulta fu quello che consumò la spogliazione. Epperciò io voleva pur salvarmi dal firmarlo: ed allegai che il segretario non c'entrava; ma uno della Consulta osservò imperiosamente che la firma mia era pur necessaria; ed io, scusandomi meco che questa non aggiugneva forza all'atto ma solamente attestava l'altre firme, la diedi pure. Debolezza speciale, parte di quella più generale, e che mi fece comprendere nella scomunica. La quale poi apparve subito, il di appresso se ben mi ricordo, affissa sulle porte di tutte le chiese maggiori, secondo l'usanza, a dispetto, e quasi a sfida, della forza aperta e della polizia segreta degli spogliatori. E qui incominciò quella guerra tra questi e gli spogliati, condotta dai primi con prudenti prepotenze, dai secondi con prudenti resistenze, dapprima; crescendo poi a poco a poco l'une e l'altre, come succede. Poche settimane appresso fu portato via il papa a quel modo che ognun sa,

(1) Della vita e degli scritti del conte Cesare Balbo, rimembranze di ERCOLE RICOTTI, con documenti inediti (Firenze, Le Monnier, 1856, p. 340: Autobiografia di C. B. scritta nell' aprile 1844).

Cf. Vita di Cesare Balbo scritta da lui medesimo (Rivista contempo ranea): « L'adolescente Balbo... fu mandato successivamente a se << gretario generale della Giunta governativa di Toscana, della Com<< missione di liquidazione pure in Firenze e della Consulta governativa « di Roma (1809-1810); e l'aver accettato l'ultimo di questi carichi «< fu la sola debolezza politica ch' ei credesse allora e poi aversi a << rimproverare ».

I ricordi del Balbo sono qui riferiti perchè ci mostrano quanto (anche fra coloro che in Roma avevan cariche ed offici dall' impero) sia siato tenuto segreto il progettato tentativo della scalata, e perchè ci forniscono un aneddoto sul Radet.

e che è descritto dal Botta e dall' Artaud principalmente (1). Io non seppi nulla, e n'ebbi notizia al mattino appresso dal mio servitore entratomi in camera; e adunata la Consulta, mi parve che nemmeno i membri di essa non ne sapessero nulla. Non era atto amministrativo, ma politico, o, come si chiamava, di alta polizia; e credo che fosse ordinato tutto tra Miollis e Radet generale di gendarmeria; e probabilmente a' cenni o col consenso di re Murat (2) e di Saliceti, suo ministro di polizia, e membro di nostra Consulta, ove venne di rado a sedere. Il Radet, appena tornato dalla triste accompagnatura, scese quasi a casa mia, e m'entrò in camera tra ridente e serio, dicendo che n'aveva sapute di belle di me; ch' io andava a messa ogni

(1) Il Balbo allude al libro XXIV della Storia d'Italia dal 1789 al 1814 del BOTTA, ed all' Histoire du pape Pie VII dell' ARTAUD DE MONTOR (Parigi, 1836).

(2) Il Balbo intuiva il vero supponendo che nella scalata e nella cattura di Pio VII avesse avuta parte non piccola il nuovo re di Napoli, Gioacchino Murat, cognato a Napoleone. Oltre che una lettera del re, pubblicata ne' Mémoires del RADET, ne sono prova due missive di Napoleone (allora a Schönbrunn, dopo presa Vienna) « au « roi de Naples », 17 e 20 giugno 1809. Furono ambedue soppresse dalla Commissione editrice della Correspondance de Napoléon Ier, nominata da Napoleone III, ma furono rese di pubblica ragione or fa un anno (Lettres inédites de Napoléon Ier publiées par LECESTRE, Paris, Plon, 1897, in-8, I, 316–317). «Recommandez au général Miollis <«<et à la Junte », dicesi nella prima, « de ne souffrir à Rome aucun «< conteste avec les autorités, de faire arrêter et passer par les armes <«toutes les personnes qui s'opposeraient à la réunion. Faites passer << Pacca en France, ainsi que tout ce qui était ministre du pape, hormis «< ceux dont on peut tirer des renseignements utiles. Il faut aussi en« voyer l'ancien agent de police. Le général Radet, avec 240 gen « darmes, doit être arrivé à Rome. Qu'on mette la rigueur, la suite « et la fermeté convenables dans ces mesures. Quant au pape, s'il << met de l'opposition, il ne faut pas y faire plus d'attention qu'à un « évêque ordinaire. L'immunité dont dcivent jouir ses palais ne doit « s'entendre qu'autant qu'il se soumettra de bon gré et ne fera rien « contre la tranquillité intérieure de l'État ». E nella lettera del 20, l'imperatore scriveva a Gioacchino: «Je reçois à l'instant la nou«velle que le pape nous a tous excommuniés. C'est une excommu<<nication qu'il a portée contre lui-même. Plus de ménagements; c'est <«< un fou furieux qu'il faut renfermer. Faites arrêter le cardinal Pacca << et autres adhérents du pape ».

domenica, e via via. Io gli risposi che vi andavo per lo più a' Santi Apostoli in faccia al suo alloggio, ma che d'or innanzi v'anderei sempre affinchè ei mi potesse sorvegliare più facilmente; e ci presimo in ira reciproca. Io mi vergognavo più che mai allo spettacolo rimproveratore della fortezza di que' preti. Incominciai a sospettare che questi, così disprezzati, fossero pure i più forti, o i soli forti uomini d'Italia. Forse, se avessi avuto prima il grande e salutare esempio, l'avrei saputo imitare ancor io; e ad ogni modo mi rimase impresso nella mente, e mi fu fonte poi di opinioni diverse dalle volgari... Io poi mi restringevo al mio ufficio, e ricusai impacciarmi di affari maggiori una volta che mi fu offerto; e cercavo a distrarmi co' divertimenti che in quella Roma, santa in diritto, ma troppo sovente pervertita in fatto, non mancano guari mai... (1).

Mentre dunque i membri ed il giovane segretario della Consulta dormivano tranquilli, si dava la scalata al Quirinale.

Crediamo necessario commento dell' elenco di coloro che aiutarono il Radet nella sua impresa, una breve narrazione della scalata, dal momento in cui le scale furono appoggiate al muro del palazzo, a quello in cui il generale seguito dai suoi ufficiali giunse nella sala degli Svizzeri che difendevano il papa. Orbene, anzichè comporre tale breve racconto riunendone i membra disiecta, ripro

(1) Cf. Ricotti, op. cit. pp. 15 e 153. Nel suo Sommario della storia d'Italia (p. 464 e p. 365 dell' edizione duodecima, terza della Biblioteca popolare) i Balbo torna sulla parte da lui avuta in quei fatti, e sulla scomunica che fu « il sassolino gettato al piè dell'idolo << universale ». LEOPOLDO DE GAILLARD ha pubblicato uno studio sul Comte César Balbo nel Correspondant, t. XLV, settembre 1858; a p. 134 riferisce le parole della scomunica che tanto restarono impresse nella mente del futuro ministro di Carlo Alberto: « Nos vero, tot amari«<tudinibus, ab iis quibus minus expectare talia debebamus, iamdiu << repleti, omnique prorsus ratione conflictati, non tam praesentem « nostram quam futuram persecutorum vicem dolemus... Non « enim subtrahet personam cuiusquam Deus, nec « verebitur magnitudinem cuiusquam, quoniam pusil«<lum et magnum ipse fecit. Fortioribus autem fortior «instat cruciatio (Sapient. VI, 8 et 9) ».

durremo testualmente tre brani sulla scalata, tratti il primo da un manoscritto da noi posseduto (1), il secondo da un libriccino uscito durante la prima Restaurazione (2), il terzo dalle memorie dello stesso generale Radet, venute a luce or sono pochi anni a cura di un discendente adottivo di lui (3).

tato

Il giorno 5 di luglio leggesi a carte 259 del manoscritto cisi videro giungere da Napoli circa le ore 18 cinque in seicento

(1) Due volumi intitolati Documenti manoscritti, tutti sul pontificato di Pio VII, in-4, di carte dugensessantatre il primo, di carte cennovantotto il secondo; ambedue accompagnati da indici accurati. Provengono da una vendita della libreria Ulisse Franchi, di Firenze, 1897.

(2) Relation authentique de l'assaut donné le 6 juillet 1809 au paluis Quirinal, et de l'enlèvement du souverain pontife le pape Pie VII par les généraux Miollis et Radet... par M. LEMIERRE D'ARGY, interprète assermenté de langues étrangères &c. (De l'imprimerie de A. Belin, Paris, H. Nicolle, à la Librairie stéréotype, [settembre] M.DCCC.XIV). Ops. di 11-61 pagine in-16.

A p. 18 sg. si legge una lettera, firmata G. M., da Roma, il 20 maggio 1814, ove si narra « le voyage de Sa Sainteté de Rome « en France, et son retour à Savone »>.

(3) Mémoires du général Radet, d'après ses papiers personnels et les Archives de l'Etat, par A. COMBIER (Saint-Cloud, imprimerie Belin frères, 1892, 759 pagine in-8). Cf. negli Atti dell'Ac. de Besançon, 1893, pp. 82-115, Le général Radet à Besançon, di AIMÉ LIEFFROY. È una accurata analisi del libro del Combier, seguíta dalla narrazione della prigionía del generale nella cittadella di Besançon (1816-1819).

Dei fatti cui prese parte il Radet parlano, si può dire, tutte le memorie di que' tempi, e tutti i libri sul primo impero: non sarebbe questo il luogo di una bibliografia compiuta dell' argomento. Ricorderò solo, del famoso libro del BEAUCHAMP, una traduzione italiana non citata dai bibliografi: Storia delle sciagure del S. P. Pio V'II, setto il regno di Napoleone Buonaparte, con li documenti giustificativi e diplomatici, nei quali ritrovasi anche l'istoria del concilio di Parigi dell'anno 1811, ora per la prima volta in volgar lingua tradotta, prima edizione palermitana (Palermo, 1823, in-4, ritr. di Pio VII), e, per i fatti che precedettero la scalata, le Pièces officielles touchant l'invasion de Rome par les Français en 1808 (Rome, 1809, in-8).

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