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ASHMOLEAN

OXFORD

MUSEUM

DEL CAVALIERE

D. LUCA GIORDANO

PITTORE NAPOLETANO

Dicesi del famoso Zeusi, che avendo egli avanti agli occhi le più vaghe e leggiadre donzelle di Grecia, da ciascuna di esse ne prese qualche particolar pregio, e di tutte ne formò la sua Elena; che non fu altro, che una vaga unione di tutto il più ammirabile e raro, che la Natura avea in tante diviso, ed una perfettissima Idea della bellezza. Questo stesso con molto miglior cousiglio in tutte l'opere sue s'ingegnò di fare il nostro Luca Giordano, per dare al mondo un'idea delle pitture, le più vaghe, più espressive e le più maravigliose, che mai immaginar si potessero. Unì egli in una, con sommo studio e fatica, tutte le più eccellenti maniere de' più celebri pittori, che innanzi a lui eran fioriti, e ne formò la sua bellissima ed ammirabile, che sola può servire di scuola e di esemplare a chi dietro le sue vestigia vuol giugnere all'immortalità. Quindi è, che nelle sue opere si vedono uniti tutti quei singolarissimi pregj, che sparsi si ammirano in tanti celebri autori; e sembra, che la Natura di tanti e sì varj pittori, ne avesse fatto un solo. Nè di questo sol paga: per viepiù renderlo superiore ad ogni altro, gli delle un dono di stupenda prestezza e velocità, colla quale egli in brevissimo tempo facea ciò, che altri dopo lunghissimo spazio menava a fine, e ciò con tanta accuratezza, che l'occhio altrui sovente penava a credere quel, che in

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fatti vedeva; come dimostrerassi più a lungo nel decorso della presente sua vita, che noi qui a scrivere imprendiamo.

Nacque Luca Giordano da onesti progenitori nell'anno di nostra salute MDCXXXII. Il Padre chiamossi Antonio, che decentemente delle proprie sostanze in Napoli si viveva, delle quali porzione ne possedeva in Venezia, onde trasse la sua discendenza. La madre fu Isabella Imparati, che ebbe la sua origine da onesti parenti in Pozzuoli: donna, che alla bontà de'costumi accoppiò senno e prudenza virile. Ebbero costoro tre figliuoli: il primo chiamossi Lorenzo, uomo di singolar talento e di grande aspettazione, se l'importuna morte, nel più bel fiore degli anni, tolto non l'avesse al padre ed ai suoi; perchè costui, lasciato il foro si rese Ecclesiatico, e fu molto caro a Monsignor Altieri, allora Nunzio in Napoli, che poi lo destinò per suo Uditore; ma asceso il medesimo al Pontificato, Lorenzo terminò colla vita il corso delle sue fortune. Per grata rimembranza di costui volle il nostro Luca al primo suo figlio imporre il nome di Lorenzo, che oggi degnamente col titolo di Reggente siede Decano nel Regio Tribunale della Camera. L'altro figlio di Antonio Giordano fu Niccola, il quale per qualche tempo fu impiegato nei più decorosi Regj Governi di quesso Regno; ove con tal destrezza e prudenza esercitò la sua carica, che il Vicerè Cardinal d'Aragona si mosse a far consulta alla Corte (siccome vedesi registrato nell' Archivio del Regal Palazzo) che consideratisi i di lui meriti, e de' suoi antenati in varj servigj militari per la Corona, si dovesse promuovere ad impieghi maggiori. Il terzo fu Luca, che appena nato destò nel cuore del padre il desiderio di applicarlo, quanto più presto potesse, alle lettere, per avanzarsi nelle dignità ed onori, ma tal desiderio andò a vuoto; poichè abitando sopra

la casa di Antonio il rinomato Pittore Giuseppe di Ribera, che comunemente chiamasi lo Spagnoletto, ebbe occasione il fanciullo di vedere più volte colui, che dipingea, onde s'invaghì sì forte di tale esercizio, che l'ore, in cui i fanciulli si sogliono in leggieri scherzi esercitare, egli le spendeva in guardare attentamente l'artefice di Ribera. Questa occasione fu, che svegliò nell'animo di Luca quelle scintille, onde la Natura fornito l'avea, per formare un maraviglioso pittore. Sicchè accadde in lui ciò, che raccontasi di molti egregj poeti, e più del nostro Torquato Tasso, che il padre, con i maggiori stimoli, che adoprare avesse saputo, non potè distoglierlo dall'applicazione, ove il natural talento il chiamava. Questo ardente desiderio di Luca di darsi alla Pittura, ed il contrario non meno ardente del padre fu tale, che divulgatasene la voce, giunse all'orecchio del Vicerè, allora il Conte di Castiglia, che spinto dalla curiosità volle vedere questo fanciullo', e conosciuto il suo spirito gli disse, se fidato si fusse di dipingere la testa di un suo schiavo nero, che ivi era presente. S'offerse Luca al lavoro con animo intrepido e coraggioso: e finito il ritratto il mostrò al Vicerè, che rimase colmo di maraviglia e stupore, vedendo tali frutti da pianta così tenera, perlochè impose ad Anto. nio, che libero e sciolto lasciasse il fanciullo, ove il naturale ardente desio il chiamava. Finalmente, benchè di malavoglia, questi racchetossi, e permise al figlio esercitarsi alla Pittura.

Fu stimata sempre cosa strana e maravigliosa, se taluno da per sè stesso appreso avesse qualche scienza o facoltà, onde da Greci dicesi auto didaσnxãos. Questo appunto si vide in Luca, che, benchè per qualche tempo apparati avesse i primi elementi dell'arte dallo Spagnoletto, pure da sè stesso s'ingegnò penetrare nelle più delicate maniere di dipingere ; del che il Ribera

l'additò per così dire da lontano piuttosto qual fusse la Pittura, che fu veramente suo maestro, ed in fatti in età assai tenera dipinse due Angioletti nella Chiesa di Santa Maria la Nuova, che al presente con istupore si veggono nella Cappella di S. Onofrio, sotto l'organo dal canto dell' Evangelio.

per

Sotto la direzione di un così eccellente maestro incontrando con animo allegro una tal sorte, attese Luca lo spazio di nove anni a fortificarsi ne'precetti dell'arte, senza perder mai tempo, di notte e di giorno disegnan do, dipingendo e copiando le cose del suo maestro. E di fatti a'nostri giorni si veggono alcune sue tele tenute in pregio per la memoria delle sue prime fatiche; come si può da chicchesia osservare da ciò che di lui serbasi nella Congregazione de' Studenti eretta nel Collegio de'PP. Gesuiti, e tra l'altre sue prime opere, due tele di tre palmi in circa nella Cappella del mentovato Collegio, che fu prima stanza del P. Mastrillo, delle quali una è posta per alto, l'altra per traverso; ravvisandovisi dipinti con sommo spirito un uomo ed una donna, che essendo morti, mercè le preghiere di S. Francesco Xaverio, a vita furon tornati.

Ma quel nobile spirito, che non poteva rattenersi entro i termini di una semplice imitazione, cercava sempre il modo per bene intendere l'arte, e sentivasi stimolato dal desiderio di più alti profondi, e bene intesi studj. E tanto maggiormente in questo pensiero erasi fermato, quanto aveva inteso celebrare gli ammirabili pregi delle famose pitture di Roma: onde alla fine chiese licenza dal padre per andarvi, ma non volendo questi accordargliela, sì per l'amore, che gli portava, come ancora per l'utile, che da lui ne ritraeva; egli però non si arrendette, tanto che provvedutosi di qualchè danaro, che le sue fatiche avean partorito, senza far motto a niuno, improvvisamente partì alla volta di

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