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de'venti, che la notte del 14 febbrajo si divisero le due caravelle, correndo ove erano portate dall'impeto della tempesta. I marinaj tenendosi già perduti, facean preghiere, e voti: l'Ammiraglio pensoso di se e de'figlj, e del vedere tornare indarno la sua discoperta, scriveva sopra una pergamena la relazione del viaggio, e della strada da tenersi per andare alla Spagnuola; e come l'ebbe finita e suggellata, coll' indirizzo a' Monarchi di Spagna, e promessa di mille ducati, a chi loro fedelmente la recasse, la involse in tela incerata, e poi la pose entro un pane di cera; e questo rinchiuse in un barile, che ben cerchiato e turato, gettò nel mare; legando però un barile somigliante colla stessa relazione all'alto della poppa; acciocchè sommergendosi il naviglio, restasse memoria della navigazione aperta al nuovo emisfero. Tre giorni passò il Colombo senza dormire, e con cibo scarso e cattivo, esposto all'aere ed a' venti; ond'è che il 18 quando giunse all'isola S. Maria, una delle Azorie, sentivasi le gambe attratte. Quivi era una Chiesuola in luogo romito, sotto il titolo della B. Vergine. E volendo Cristoforo che fosse sciolto il voto fatto nel tempo della procella, mandò la metà della gente a terra a visitare quella Chiesa; ma il Capitano Portoghese dell'isola, li fe' tutti prigioni, e tolse loro lo schifo: e già si preparava il barbaro ad assaltare la caravella stessa del Colombo, per ordine, com'egli diceva, avuto dalla Corte: ma veduta la costanza dell'Eroe, e udito, ch'egli tornava da mari ignoti, ed era Ammiraglio e Vicerè, e che minacciava, ove gli recassero insulto, di lasciar diserta quell'isola; e come non v'era modo di averlo nelle mani, sciolse i prigionieri, e lasciò che la caravella seguitasse il suo cammino. Nè questo poteva esser più terribile: il mare gonfio oltre ogni cre

dere; baleni che squarciavano i nembi; furor di vento così impetuoso, che il naviglio correva senza un palmo di vela; e fu portato alfine dentro il Tago, presso Lisbona il dì 4 di marzo. Nel giorno seguente ammesso alla pratica, vide numero incredibil di persone accorse a contemplare un legno, che tornaya dal nuovo Mondo; leggendosi però, diversi affetti sul volto delle persone: taluni ringraziavano l'Eterno del fortunato evento: e tali si rodevano di rabbia, che tanta sorte fosse propria degli odiati Spagnuoli. Cristoforo non indugiò a spedire un corriere a' suoi Sovrani; ed uno al Re di Portogallo; e invitato da quest'ultimo, se ne andò a Val di Paradiso; ove da' Cortigiani, e dal Monarca fu ricevuto a grand' onore; benchè non mancassero de' Cavalieri (dice il Barros) che si offerirono di ucciderlo, acciocchè non andasse in Castiglia apportatore di notizia così fausta e gloriosa: il che non volle il Re, che si eseguisse. Partito il Colombo dalla Corte, e visitata la Regina, che allora si trovava ad un Monastero sulla via di Lisbona, rientrò il 15 marzo nel porto di Palos; ond' era partito sette mesi e undici giorni avanti. Il suo ricevimento in Palos, e il viaggio fino a Barcellona, dov'era la Corte, fu un continuo trionfo. Il Pinzone, che dall' ultima procella era stato spinto nella Gallizia, voleva prevenir l'Ammiraglio; ma un ordine del Governo, che l'intimava di non andarvi senonchè unito al Colombo, lo condusse a morirsi pieno di livor dispettoso. I Monarchi ricevetter l'Eroe in pubblica udienza, seduti sul Trono all'avvicinarsi di Lui, si rizzarono in piedi, gli porser la mano; e voller che egli sedesse, e narrasse la storia della sua Navigazione.

Posto fine alle liete accoglienze, ed alle pubbliche dimostrazioni

di allegrezza, i Sovrani di Spagna confermarono a Cristoforo la capitolazione precedente, aggiungendovi il privilegio sì a lui che a'suoi figlj e discendenti di usare il titolo di Don; e dichiarando che l'Ammiragliato, il Vicereame, e la giurisdizione civile e criminale con mero e misto imperio conceduta al Colombo nell'Oceano e nelle isole e terra ferma scoperte e da scoprire cominciava da una linea condotta per le isole Azorie e di Capoverde dal settentrione all'austro da polo a polo; a tal che tutti i mari, le isole, e la terra ferma poste al di là di questa linea, tutte appartenevano alla giurisdizione dell'Ammiraglio (Cod. Doc. III. ). Ma era da provvedere, al tempo stesso, che non sorgesse guerra tra la Spagna e il Portogallo. Perciocchè Martino V. ed altri Pontefici, spezialmente Sisto IV. aveano con varie bolle donato alla Corona Portoghese tutti que' paesi che scoprissero dal Capo Bogiadore, e dal Capo Non fino all'Indie. La Corte di Lisbona pretendeva che la Spagna avesse violato il tenore del privilegio pontificio; e il Re Giovanni II. che ne avea fatto cenno al Colombo, allorchè andò questi a visitarlo a Val di Paradiso, passando dalle parole ai fatti, ordinava che si apparecchiasse una squadra da spedire sotto il comando di Francesco d'Almeida alle isole nuovamente scoperte (Barros, III. 11.). Ma Ferdinando, principe sommamente accorto, esortò il Re Giovanni a non romper guerra per tal cagione; offerendosi pronto ad una composizione amichevole. E mentre questo accordo si trattava da' Ministri, e gli Spagnuoli promoveano sempre nuove sottigliezze, e difficoltà, giunsero tre Bolle di Papa Alessandro VI. che imposer fine alle pretensioni della Corte di Lisbona. Nelle due prime, date il 3 maggio, il Pontefice concede alla Spagna per dona

zione assoluta tutte le isole e la terra ferma scoperte e da scoprire nell' Oceano occidentale con le stesse esenzioni, prerogative, e privilegj, con che i suoi predecessori aveano donato a'Portoghesi quanto · scoprissero nell' Africa, e nell'Etiopia. Più famosa è la terza Bolla, data il giorno 4 di maggio 1493; perchè Alessandro, tirando, ossia marcando, una linea dal polo artico all' antartico, la qual linea sia distante 100 leghe dalle isole Azorie, e di Capoverde, doņa ed assegna tutti i paesi situati al di là di detta linea, ai Monarchi di Spagna, a condizione che vi mandino de' Sacerdoti ad ammaestrare i naturali di quelle regioni nella santa Fede di Cristo. Tale si è la famosa linea di marcazione, che diede alla Spagna un impero assai più vasto di quello che sette secoli di guerra diedero a Roma. La Bolla si troverà in questo Codice con alcune varianti non ispregevoli.

L'Ammiraglio intanto, andato a Siviglia, sollecitava la nuova spedizione. Correvano a gara gli Spagnuoli per esservi ammessi, tirati dall'avidità di ammassare tesori. Ma fu di mestieri ammetter soltanto quel numero, che poteva capire nella squadra formata di 12 caravelle, 2 caravelloni, e 3 navi di gabbia. Giovanni Fonseca Canonico Decano di Siviglia avea la cura dell' armamento. Montarono sui naviglj 1500 uomini d'ogni condizione: ed avean cavalle, pecore, giovenche per istabilirne la razza nel nuovo Mondo.

Fatti questi preparamenti, l'Ammiraglio con Giacomo suo fratello, che da ora in appresso chiameremo Diego, perchè così era detto nella Spagna; essendovi presenti i suoi due figlj, levò l'ancora dal Canale di Cadice a' 25 settembre 1493; giunse a' 2 di ottobre alla gran Canaria; a' 5 approdò a Gomera, e provveduto con somma prestezza de' rinfreschi necessarj, partì a'7 dello stesso

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mese pel nuovo mondo, mettendo la prora più al Sudovest, che non avea fatto nel primo viaggio. E perchè deviando dalla prima direzione, poteva accadere, che i piloti, se le Navi fossero disperse dalla tempesta, non sapessero trovare la Spagnuola; consegnò nell'atto della partenza ad ogni Capitano una istruzione sigillata, da non aprirsi se non in caso di estrema necessità. Felicissimo fu in vero questo secondo viaggio: all'alba della Domenica, giorno terzo di novembre, eran già in vista di un'isola montuosa, che appellarono Domenica, dal giorno in che l'avevano scoperta. Nè però vi approdarono, non veggendo luogo acconcio a dar fondo; na smontarono ad un' altra isola, che dal nome della Capitana, dissero Mari-Galante. Breve fu la dimora; e venuto il dì 4, andarono a S. Maria di Guadalupe; nome imposto dal Colombo ad un'isola, per averne data la parola a' Religiosi del Santuario della Madonna di Guadalupe in Ispagna, che l'aveano caldamente pregato di tal favore. In quest'isola avean lor sede i Caribi, o Cannibali, uomini feroci, che scorrendo per tutte le isole di quell'immenso arcipelago (che tal nome gli diè Colombo) predavano i miseri Indiani; e portandoli alla Guadalupe, lasciavano in vita le femmine, facendole servire da schiave; gli uomini, si divoravano barbaramente. Vedevasi sparso il terreno di ossame insepolto, e asperso di sangue. Afferma Pietro Martire di aver veduto in Medina alcuni Cannibali trasportati dal nuovo Mondo; e che osservandone la fierezza del volto, la ferocia degli atti, il guardo crudele, sentivasi tutto inorridire di spavento, e di sdegno. L'isola di, Guadalupe è selvosa, ha molti pappagalli, e vi cresce il cotone in gran copia. La squadra vi stanziò molti giorni; ed alcuni Indiani dell'uno e dell'altro sesso fug

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